domenica 28 febbraio 2010

UN BIMBO



Piccolo fagottino
Con le guance paffute
Gli occhi grandi
La boccuccia rosa e sorridente.
Ti guarda,
ti sorride ti gorgheggia
Tu nonna lo tieni fra le braccia
con amore e tenerezza
lo tieni come tenevi tuo figlio.
Si allarga il cuore provi una gioia immensa.
.Non è lui
Ma ti illudi che sia lui
di nuovo fra le tue braccia.
Hai tanto amore da dargli.
Tanta dolcezza
Tanto tempo.
Ora tu nonna,
ne hai tanto di tempo
hai tanto tempo da dare a questo piccolo fagottino.
Lo stringi
Lo guardi
Lo accarezzi
Lo ammiri incantata
Lo ami questo tuo bimbo
Bimbo che a te nonna
riempie la vita.

MAURIZIA

sabato 20 febbraio 2010

BUONANOTTE MAMMA

Ciao Mamma!
Che fai, dormi ancora?
Dai,non scherzare apri gli occhi.
Tu mi prendi sempre in giro,vero?
E impossibile che a quest'ora dormi ancora.
Di solito, come me ti alzi presto,
alle quattro del mattino vedi sorgere il sole.
MMMMMMM!non mi piace quel sorriso
che fai per dispetto o per prendermi in giro.
Oggi è domenica,abitualmente vai a messa.
Com'è che non hai voglia?
Dai,mamma, lo scherzo è finito non mi pice più.
Ora capisco perchè quando govedì
sono venuta a trovarti,
ti baciai le guance tenere come la pesca,
mi hai detto sussurrando: Scricciolo
sono stanca vorrei riposare.
Ti risposi: mamma c'è tempo per riposare.
Una lacrima luccicava sul tuo viso.
Oh mamma...Non avevo capito.
Non ho inteso il tuo ADDIO.
O dolcezza, dormi pure: riposa,
sogna grandi prati fioriti,
verrò a trovarti.
Ciao mamma, mia dolcezza.
Buona notte a te.
MIMMA

giovedì 18 febbraio 2010

QUESTA POESIA E DEL NONNO DI SCOIATTOLINA SE LA LEGGETE VI RALLEGRERA' IL CUORE

" SI "

Quando la bocca dice ....si .... ti pare bocciolo che si scioglie: s’apre una crepa adagio e poi ti appare tutta la rosa dalle cento foglie. Tocco di nota che accenna, che trema e poi diventa fiore . sillaba breve che detta è finita, ma è il verbo della vita …nonnino !!

LETTERA AD UNA FIGLIA LONTANA

Per nove mesi ti ho attesa,
quando sei nata eri piccola e indifesa,
ti ho protetta,amata, nutrita,
ti ho dato tanto amore.
Sono passati trent'anni,
Come sei cambiata figlia mia!!
Oggi sei una donna, una mamma,
ma ancora non sei maturata.
Tiri fuori il tuo odio verso di me,
solo perchè ti ho dato un fratello,
quel fratello che non volevi,
perchè eri l'ultima, la preferita.
I figli per me sono AMORE,
perchè siete miei, siete uguali,
Ho pianto tanto, stò piangendo ancora,
un coltello al cuore mi hai affondato,
anche se lo togli la ferita sanguina ancora.
Mi hai detto, scordati di avere una figlia,
sappi figlia mia,
una figlia si può scordare della madre,
ma una madre non si scorda di una figlia.
Ricordati che le mie mani
sono sempre tese verso le tue paure.
Ricordati che i miei pensieri
ti accarezzano sempre il cuore.
MIMMA

domenica 7 febbraio 2010

X FABIO E VITTORIA

Caro Fabio e Vittoria
Oggi 3O Dicembre 2009 finalmente ho sentito le vostre vocine, piangevo come una stupida vecchia, ma ero felice.
Ho chiamato nicola e lui mi a fstto parlare con te mia piccola chiacchierina,tu come hai sentito la mia voce mi hai detto "ciao nonnina" mi sono bloccata per un attimo e per non farti sentire che piangevo ti ho passato il nonno, il nonno aveva gli occhi lucidi,hai parlato un pò con lui poi hai riparlato con me, hai incominciato a dirmi dei regali ricevuto a Natale, parlavi, parlavi, non smettevi mai io ascoltavo la tua vocina allegra a felice, poi ti ho chiesto,"vittoria perchè non mi teleoni più? è tu dispiaciuta mi hai detto" la mamma non vuole, ho sentito una fitta nel cuore pensando," perchè daniela e cosi crudele con noi, perchè ci fa soffrire? perchè vuole punirci cosi, non è giusto, voi miei piccoli Angeli siete la nostra vita, ci facciamo forza e andiamo avanti ma non so ancora per quanto tempo avremo la forza di andare avanti. Mentre tu parli il credito era finito ed io come una disperata cercavo di chiamarti con l'altro cellulare, tu subito mi hai detto:"perchè hai chiuso il cell, eri dispiaciuta avevi pensato che non volevo più parlare con te,io ti o spiegato ciò che era successo e tu ridevi felice perchè avevi di nuovo sentito la mia voce.
Ti ho chiesto,chiacchierina mi passi Fabio!ma sentivo la sua vocina che diceva, no, no, Fabio mi hai dato un dispiacere ma ti o subito perdonato, non è colpa tua, tu sei impaurito ormai ti conosco tu ai paura di qualcuno io so già di chi, mi dispiace amore mio che tu viva nel terrore di un rimprovero tu sei un bimbo dolce e amorevole ma non accetti rimproveri per questo taci, ma non fa nulla tesoro mio ti voglio lo stesso bene e desidero sentirti sereno, forse se ci sarà una prossima volta mi palerai, io non ti sforzo, voglio solo che tu stia bene.
Poi mia dolce Vittoria ci siamo salutati e tu mi ripetevi:" nonna ti voglio bene e io ti rispondevo: anche io amore mio ti voglio bene, continuavi a mandarmi baci non smettevi mai, ho chiuso il cell ho chiuso la tua voce nel mio cuore.
Non so quanto tempo passerà prima che risento la tua voce ma spero presto.
In questi giorni ogni volta che squilla il telefono o paura di sentire la voce della vostra mamma che mi rimprovera che vi ho chiamato, ma non mi importa se chiama e grida con me sono troppo felice perchè ho sentito la vostra voce.
Bambini miei siate sereni e felici Padre Pio veglia su di voi e lo pregherò sempre per la vostra salute e serenità.
ciao cuccioli un bacio da nonna e nonno

A O TOCCA

Per i genovesi come me parlare del tram è come parlare di antiquariato.
ô tranwaj lo chiamavamo.
Li tolsero negli anni sessanta per agevolare il traffico delle auto essendo le strade di Genova strette e tortuose.
Molti ricordi sono legati al tranwaj: le auto parcheggiate a centro strada, le cadute dei ciclisti, la gente appesa ai predellini,
i dispetti dei ragazzini che lo rincorrevano, per staccare l’asta e farlo fermare, per sentire le imprecazioni dei passeggeri.
Era un sabato pomeriggio dopo le le cinque; si perchè allora si lavorava anche il sabato tutto il giorno ed io, uscito dall’officina dove facevo il garzonetto, mi recavo al capolinea del tranvaj con altri tre amici poco più grandi di me.
Avevo quattordici anni appena compiuti, la scuola interrotta per motivi famigliari, e una grande gioia di vivere.
MI facevano fare le pulizie: tutte le mattine scopare tutta l’officina, accendere la grossa stufa piazzata tra il vecchio tornio
e il banco da lavoro del vecchio Gatta. Aveva ottanta anni e ancora lavorava.
Il tram era già quasi pieno ed io ed i miei tre amici siamo saliti cercando di farci spazio tra la gente che a quell’ora, come no,i tornava a casa dopo una settimana di lavoro.Avevo la mano destra occupata: portavo a casa gli indumenti da lavoro,
l’asciugamani , la gavetta dove mia madre metteva il mio pasto del mezzogiorno. Era tutto dentro alla cartella nera che non usavo più per la scuola e che ora serviva egregiamente per altro. Era una cartella di finta pelle con la maniglia, un finta chiusura al centro, con una finta chiave e due fibbie ai lati. Era gonfia la cartella, con tutta quella roba dentro.
Ho porto il tesserino settimanale al bigliettario nel momento stesso che il tram è partito, perchè lo fori con quella magnifica pinza che faceva forellini di tutte le fogge: stelle, lune, quadrati, tondi……………avessi potutoi averne avuta una!!!
I miei amici erano spariti in mezzo alla gente; come tutti cercavano di arrivare vicini al manovratore per assaporare dal davanti l’ebbrezza della velocità.
Io, impedito nei movimenti dalla mia cartella, ero rimasto indietro, da solo, bloccato, imposibilitato a muovermi e, piccolo come ero, non arrivavo neppure al corrimano per tenermi, era troppo in alto per me. Neppure le maniglie dei sedili mi riusciva di toccare. Stavo in piedi sostenuto dalle persone che mi stavano schiacciando.
Improvvisamente qualcuno mi afferrò la mano destra, costringendomi non so come a sollevarla sopra le teste della altre persone e urlando a squarciagola: .
Non mi ero reso conto che ero si immobilizzato, ma il mio braccio era rimasto in mezzo alle chiappe enormi di una anziana signora che mi stava vicino. Sarà stata cento chili e aveva una voce stridula.
Lo ha ripetuto diverse volte quel MI TOCCA! tanto che da lì a poco tutti i passeggeri del tram ridendo scandivano O ME TOCCA, O ME TOCCA , O ME TOCCA.
Ero piccolino di statura eppure avrei voluto essere un moscerino. Dei quasi cinque litri di sangue che avevo nelle vene in quel momento almeno quettro erano nelle orecchie e sulle guance.
Impiegava quaranta minuti il tram a portami a casa: quel pomeriggio fù un’eternità.
Giunti finalmente a destinazione, con un sospiro di sollievo, mi precipitai giù da quella prigione, mi diressi verso casa accompagnato da un coro :< E O TOCCA, E O TOCCA, E O TOCCA> erano i miei amici che affettuosamente mi salutavano.
Quanti ricordi evoca il”tramwaj”.


alfred 07/ 02/ 2010

martedì 2 febbraio 2010

NEVE

Ora il sole è alto. l’aria pungente e tersa ti accarezza il viso come la mano della donna che non ti da piu il suo cuore.
In lontananza i monti col loro manto immacolato mi guardano.
Sembra che dicano : arriverà una mano calda che ti scalderà ancora. scioglerà il gelo come si scioglie la nosta neve.
Allora sarà nuovamente primavera e tu volerai con le rondini.
alfred

AMORE

Quante facce ha questa parola,
si può amare un amico.
Alle volte amare un amico,
è più facile che un amore vero,
un amico ci comprende,
ci difende oltre le apparenze.
Un uomo che ti ama cerca la compagna,
con la quale condividere,
più che altro la vita, le emozioni,
ci accompagnano in ogni momento,
quel non so che,
ci fa essere felici anche senza vederci.
Sentendo questo amore vibrare nel nostro cuore,
colmerà le varie difficoltà che la vita ci mette davanti,
insieme si è migliori,
perché ognuno di noi fa passi verso l’altro…….
Se prima erano veloci poi si cammina all’unisono,
come fosse una persona sola camminare….
l’amore è tutto questo……per me………
Autore: robbi