lunedì 14 novembre 2011

ECCO PER VOI UN RACCONTO DI RICCARDO


Questa è la storia di Bea la Trota iridea, e di Asso il Gambero di fiume,
altri partecipanti al racconto, Adone lo Scazzone, Leda la Lampreda, e Ottone il Vairone.
Mi raccontava mia mamma Carlotta che quando lei era giovane, nel fiume olona, vivevano molte specie di pesci,
tra queste c’erano anche i protagonisti della mia storia.
Nel tratto di fiume che va dal ponte della vecchia ferrovia Valmorea sotto l’abitato di Malnate, alla confluenza tra il fiume Lanza e il fiume Olona nel tratto che porta fino al ponte di Vedano.O, Il fiume era il parco divertimenti dei ragazzi che abitavano la piccola frazione di Gurone.
Nella valle tra il fiume dal lato ponente verso il paese di Bizzozzero, e la roggia molinara, lato a levante verso il paese di Gurone, vi erano dei grandi prati, e coltivazioni di granturco, e grano, dove i bambini del paese che accompagnavano i genitori al lavoro, potevano divertirsi a giocare sulle rive del fiume che in qui primi anni del 1900, era limpido e pieno di piccoli, e grandi pesci.
Mia Mamma un giorno mi raccontò la storia di Bea la trota iridea, e di Asso che si era perdutamente innamorato di lei, tra lo stupore di tutti i pesci del fiume.
Il loro rapporto più che d’amore, era di profonda amicizia, una amicizia tanto forte fino al punto che se un altro abitante del fiume, si fosse avvicinato a Bea, Asso lo avrebbe pizzicato così forte con le sue chele da farlo saltare fuori dall’acqua, dal dolore.
Un bel mattino di primavera Asso si accorse che Bea non stava bene e come le anche altri abitanti del fiume, giravano come ubriachi andavano a sbattere contro ogni roccia o radice sommersa, anche lui non è che stesse meglio degli altri, ma visto che la sua casetta era situata in un piccolo ruscello, che faceva da affluente al fiume, ogni tanto tornava lì prendeva una boccata d’acqua pulita, e poi con la sua corsa a ritroso tornava dai suoi amici per vedere cosa poteva fare per aiutarli.
L’acqua dell’Olona che fino a quel giorno era sempre stata pura e cristallina, cambiava continuamente di colore, e per di più aveva un sapore forte, come fosse stata avvelenata.
Asso non si perse d’animo e dopo essere tornato al suo ruscello a farsi una bella boccata d’acqua pura, tornò nel fiume e cercò di radunare più pesci possibile, compresa la sua amica Bea che ormai faticava a reggersi ritta, tanto era l’acqua avvelenata che aveva ingerito.

Adone lo Scazzone, e Ottone il Vairone, che si trascinava dietro, Leda la Lampreda, che attaccata con la sua bocca a forma di ventosa, sembrava più morta che viva, altri pesci li seguirono nel piccolo ruscello, tra loro anche una giovane copia di Sanguinerole, pesciolini piccoli ma molto belli e delicati, che in quelle acque non sarebbero vissuti per più di poche ore.
Praticamente in quattro e quattro otto, in quel piccolo ruscello, si formò una piccola arca di Noè acquatica, formata da copie di ogni specie di pesci del fiume Olona.
A questo punto cominciavano a sorgere problemi di sopravvivenza, visto che ogni una delle specie di pesci poteva essere preda dell’altra, all’apice di questa catena si poneva Bea che nel frattempo aveva trovato un compagno, poi scendendo di misura fino alla piccola coppia di Sanguinerole, che praticamente poverette potevano essere cibo per tutti .
Urgeva trovare una soluzione, perche se uno avesse mangiato l’altro, alla fine l’ultimo rimasto sarebbe morto di fame, allora Asso che come intraprendenza e senso del comando non era secondo a nessuno decise che tutti per un lungo periodo di tempo avrebbero cacciato solo gli insetti che cadevano in acqua, e chi avesse trasgredito al

suo ordine, sarebbe stato ricacciato nel fiume avvelenato da Bea, che con il suo compagno avrebbero garantito la pace nel ruscello.
Così passarono gli anni senza che nessuno si impegnasse per pulire le acque del fiume, anzi più il tempo passava e più il fiume era inquinato, nel nome del progresso, e tutti i pesci superstiti di quella catastrofe anche se un poco stretti vivevano la loro vita, cercando di evitare gli assalti degli unici nemici che avevano fuori dell’elemento liquido, questi nemici si chiamavano, Nerone l’Airone, Martino il pescatore multicolore, e Beatrice, la serpe dal collare, che non avendo altri che loro come prede, ogni tanto andavano a caccia in quel piccolo ruscello.
Ad ogni estate durante le secche del fiume quelli che ormai erano diventati i pronipoti, dei primi colonizzatori del ruscello, si accorsero che solo in quel momento le acque dell’Olona, erano più pulite grazie a tutte le sorgenti che entravano costantemente nel fiume, e così pia piano come fecero i loro antenati, iniziarono a colonizzare altri ruscelli della valle, compresi anche i due lavatoi che venivano alimentati anche loro da sorgenti, i detersivi allora ancora non venivano usati in maniera massiccia come oggi, le nostre Mamme e le nostre Nonne usavano saponi naturali che erano biodegradabili, e naturali, così una volta sciolti i acqua non davano che minimi effetti agli abitanti del ruscello.
Per molti anni noi ragazzi del paese avevamo il nostro segreto, salvaguardare quell’equilibrio delicato che si era venuto a creare, in quei piccoli ruscelli lunghi sono poche centinaia di metri larghi al massimo uno, con un’altezza di mezzo metro nei punti più fondi, praticamente vedevamo grosse trote che se messe di traverso erano in certi punti più grandi del ruscello.
Cosi arriviamo alla fine del mille e novecento, nella valle la crisi ha fatto si che molte industrie chiudessero i battenti, di conseguenza l’inquinamento del fiume diminuiva, fino hai nostri giorni che, fondale a parte, perche ci vorranno anni prima che questi fanghi velenosi riescano a sparire, ma le acque ora sono pulite, e pian, piano si è cominciato a vedere i primi pesci riappropriarsi di quello che era l’abitat dei loro avi.
Sarebbe stato meglio se le fabbriche avessero continuato a dare lavoro, e fossero state dotate di depuratori come in tutto il resto del mondo, ma fatto sta che la natura si è riappropriata di quello che per milioni di anni è stato suo.
Riccardo Avanzi

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