sabato 18 giugno 2011

FAVOLA!!!!!!!!


OGGI TENTANDO DI METTERE IN RIMA QUESTE PAROLE,MI E' VENUTA QUESTA FAVOLA, LA MORALE LA LASCIO A VOI LETTORI.
V'è un bosco non lontano da casa mia, il regno dei folletti,
figli di querce antiche come il mondo, ed alte fino al sole,
si tanti son questi alberi da starvi stretti, stretti, tanto
da far plauso all’equilibrio, a gran dispetto della loro mole.

Sta poi nel cuor del bosco un po’ avvizzito un piccolo alberello , un piccolo esemplare semispoglio, magrolino, seppure troppo giovane per giurare che sia quello, che
ad una prima occhiata sembrerebbe proprio un pino.

I piccoli folletti vanno di rado là nel bosco,
mai vagano all’interno se lo possono evitare ,
eccezion solo fatta pel padrone d’un bel chiosco,
che se le sue erbe mancano solo lì le può trovare.

Un giorno quel folletto fece rotta là nel cuore,
e vide l’alberello che peccava in dimensione,
s’avvicino curioso palesando il suo stupore,
e di tutta risposta ricevette un gran ceffone.

Spaesato, e spaventato prese subito a scappare,
col cuore nella gola, e con lo zaino sulle spalle,
a tutti quanti subito lo volle raccontare,
ma loro tutti cedettero che fossero sol panzane.
Eppure un altro giorno un compagno folletto là si perse,
un giorno in cui il gran vento vi soffiava forte, forte ,
vedendo l’alberello le sue palpebre deterse, chiedendogli
il motivo, una sola fu la risposta, così che anche lui subì la stessa sorte.

Pretesto fu per l’adunanza, il terzo e ultimo scherno
che l’albero burlone non risparmiò ad una bella follettina,
la piccola piangendo corse via in tutta fretta
e disse dell’offesa al padre suo: folletto Inferno.

Così lo chiamano gli altri in scherzo, per la sua gran forza
e per quell’ira che lo invade a torto ricevuto, e lo rendeva
più che a un folletto simile ad un demone cornuto,
niente e nessuno al mondo la sua immane rabbia smorza.

Fu dunque che il folletto Inferno mosse contro il suo obbiettivo, armato d’implacabile desiderio di vendetta
usò contro l’arbusto la sua micidiale stretta,
-se questo non ti basta so anche esser più cattivo!-

Di dietro con gran voce irosi urlavano i folletti
audaci s’esibivano in temibili coretti:
-Stringi forte, stringi ancora, con più ardore
la ragion del proprio errore la si acquista col dolore-

Fu presto che l’arbusto diede sfogo al proprio pianto,
e il forte suo avversario diede tregua alla sua stretta,
pure i folletti smisero d’intonare quel canto,
la critica atmosfera sembrava essersi ormai rotta.

E lì folletto Inferno realizzando di colpo tutto ,
guardò verso i suoi piedi con un aria assai infelice ,
il suo morale in quell’istante in mille pezzi fu distrutto ,
in piedi stava a grave peso sulla di lui radice.

E così pure gli altri tre, l’avevano già fatto nei trascorsi,
e di tutta risposta ricevettero le sberle, e certo che a nessuno fa piacere averle ,
ma neanche a lui diede piacer il loro pesante apporsi.

Dettati non dal gioco, non dalla provocazione,
gli schiaffi che loro presero senza data licenza,
soltanto furono gesti mossi da normale reazione,
causata in ovvio modo dalla grande sofferenza.

Folletto Inferno spostò i piedi da quelli del pino
sconvolto come gli altri e al loro par mortificato
l’arbusto con gran sforzo gli si fece più vicino
-non t’inquietare amico poiché io ti ho perdonato-

Fraintendersi è normale e non capita di rado
sii pronto a perdonare chi ti fa torto di buon grado.

Il pino e inferno ormai sono legati come fratelli
e son già sette in più nel tronco suo, gli annuali anelli,
eppure qualche schiaffo ancor lo dà, se quando qualcuno
si avvicina gli schiaccia la radice.

Autore:riccardo2.co

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