domenica 20 giugno 2010


[19/06/2010 13.36.48] pino1.sa: 14Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei Giudei, 15i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, 16impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l'ira è arrivata al colmo sul loro capo.
17Quanto a noi, fratelli, dopo poco tempo che eravamo separati da voi, di persona ma non col cuore, eravamo nell'impazienza di rivedere il vostro volto, tanto il nostro desiderio era vivo. 18Perciò abbiamo desiderato una volta, anzi due volte, proprio io Paolo, di venire da voi, ma satana ce lo ha impedito. 19Chi infatti, se non proprio voi, potrebbe essere la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui ci possiamo vantare, davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta? 20Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia.
3
1Per questo, non potendo più resistere, abbiamo deciso di restare soli ad Atene 2e abbiamo inviato Timòteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo, per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede, 3perché nessuno si lasci turbare in queste tribolazioni. Voi stessi, infatti, sapete che a questo siamo destinati; 4già quando eravamo tra voi, vi preannunziavamo che avremmo dovuto subire tribolazioni, come in realtà è accaduto e voi ben sapete. 5Per questo, non potendo più resistere, mandai a prendere notizie sulla vostra fede, per timore che il tentatore vi avesse tentati e così diventasse vana la nostra fatica.
Commento:
perché avete sofferto anche voi: il mettere in atto i comportamenti suggeriti dal messaggio cristiano comporta sempre delle sofferenze causate dalle resistenze che la natura oppone alle novità del messaggio Cristiano. Tali novità, provenendo da una realtà esterna, totalmente diversa, non vengono riconosciute ed accettate da essa e solo quando l'uomo con la propria costanza ne persegue l'accoglienza attraverso un rapporto sincero e leale con la persona di Gesù, fa sì che, infine, anche la natura si pieghi a tali novità, anzi, le riconosce, ed acclama a chi né è il portatore, favorendone l'affermazione. (Vedi a grandi linee la storia di tutti Santi, prima avversati e solo successivamente osannati);
impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati: sembra quasi strano che la salvezza passi attraverso la predicazione, cioè attraverso le parole di qualcuno che ti riferisca delle cose dette e fatte da Gesù tanti anni fa, eppure per un Cristiano, conosciuto, ad opera dello Spirito, tutta la Grandezza e la novità della proposta, diventa un esigenza ed una propria necessità insopprimibile quella di far conoscere tale Persona agli altri, nei modi e nei tempi suggeriti, di volta in volta, dallo stesso Spirito. Tutto ciò proprio a conferma dell'importanza dell'annunzio.
[19/06/2010 13.41.11] pino1.sa: an Paolo ai Tessalonicesi (cap.2.14-20, cap.3.1-5) commento di Pino Vangone
[19/06/2010 13.44.16] pino1.sa: MIMMA correggi il rigo di sopra dalla 1^ lettera ai tessalonicesi San Paolo (cap.2.14-20, cap.3.1-5) commento di Pino Vangone

venerdì 18 giugno 2010

IL FATO






C'era una volta un contadino, di nome Nicola, che era perseguitato da una sfortuna costante. Invariabilmente i raccolti gli andavano male, le bestie morivano nella stalla, il fuoco si appiccava al pagliaio, e cosi di seguito. In tal modo il poveretto era sempre in una miseria nerissima.
" Ma che razza di Fortuna mi avranno assegnato quando sono nato? Mi piacerebbe proprio vederla questa signora Fortuna! " diceva sovente, e un giorno infine fece un fagotto delle sue robe e partì per il vasto mondo in cerca della Fortuna.
Cammina cammina, giunse in una grande foresta, dove vide una bruttissima vecchia addormentata all'ombra di un albero. All'avvicinarsi del giovane, la vecchia si svegliò e guardandolo ghignò orribilmente.
Buon giorno, Nicola! - disse poi. - Sei venuto a fare la mia conoscenza e ora, spero, sarai soddisfatto. Sicuro, sono proprio io, in persona, la tua Fortuna.
A queste parole il poveretto si senti stringere il cuore. Sfido io che tutto gli andava a rovescio, con una simile Fortuna! Tuttavia, poiché era educato, non fece trapelare il suo sconforto e chiese con un sorriso alla megera:
Chi ti ha assegnato a me?
Il Fato - rispose quella e scomparve.
Nicola si mise allora in cerca del Fato. Voleva pregarlo di togliergli una Fortuna simile e assegnargliene una migliore. Un saggio eremita, che abitava nel bosco, gli disse che la dimora del Fato sorgeva in cima alla montagna, e Nicola sali lungo l'erta scoscesa. Giunse infine alla dimora del Fato, un magnifico castello dalle torri d'avorio. Trovò il Fato che sedeva a tavola, e anch'egli si sedette e mangiò di buon appetito.
Dopo il pranzo, tutti si ritirarono per dormire, ma a mezzanotte in punto il castello fu risvegliato da una voce potente che gridava:
Fato! Molte persone sono nate oggi.
Quale Fortuna assegni loro? Allora il Fato apri uno scrigno dorato, ne trasse dei ducati d'oro che sparse sul pavimento, poi disse:
La loro esistenza sarà ricca e felice come è quella mia di oggi.
All'alba del giorno dopo, il castello era scomparso, e al suo posto stava una semplice casetta. Quando fu sera il Fato mangiò, poi si ritirò per dormire.
Ma a mezzanotte in punto la terribile voce dell'altra volta si fece sentire ancora:
Fato, molte anime hanno visto la luce questa notte. Che Fortuna assegni loro? Il Fato apri un cofano d'argento, ne trasse tante monete d'argento e, spargendole sul pavimento, disse:
La loro esistenza sarà mediocre, come è quella mia di oggi.
Il giorno dopo la casetta era scomparsa e al suo posto stava una vecchia stamberga, mezzo diroccata. Il Fato e Nicola erano soli, e per unico pasto ebbero un tozzo di pane nero e stantio, che divisero fraternamente fra loro. A mezzanotte la voce misteriosa si fece sentire ancora, e il Fato spargendo a terra dei sassolini disse:
La loro esistenza sarà misera come quella mia di oggi.
All'alba del giorno dopo la stamberga era ritornata castello, e per la prima volta il Fato rivolse la parola al suo ospite.
Che vuoi da me? Perché sei venuto? gli chiese.
Nicola allora gli raccontò tutte le sue sventure e si lamentò di avere una Fortuna orribile. Ma il Fato con bonomia gli rispose:
Quale io sono nel giorno in cui l'uomo nasce, tale egli sarà per tutta l'esistenza. Questa è la legge e ad essa bisogna ubbidire. Tu sei nato in una notte di povertà come l'ultima che abbiamo passato, e perciò sarai sempre povero. Ma, siccome hai avuto il coraggio di salire fin quassù, voglio aiutarti. Se vuoi migliorare le tue condizioni, sposa Maria, la figlia del mugnaio. La fanciulla è nata in un giorno in cui io abitavo nel castello, e perciò sarà sempre ricca e felice. Tu, sposandola, parteciperai della sua felicità.
Fato, castello e servi sparirono, e Nicola, ritrovatesi solo, tornò al suo paese, dove, secondo quanto gli aveva suggerito il Fato, sposò Maria e visse sempre felice.

domenica 13 giugno 2010


[12/06/2010 7.34.54] pino1.sa: dalla prima lettera di S.Paolo apostolo ai tessalonicesi (Cap.2.
2
1Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata vana. 2Ma dopo avere prima sofferto e subito oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto il coraggio nel nostro Dio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. 3E il nostro appello non è stato mosso da volontà di inganno, né da torbidi motivi, né abbiamo usato frode alcuna; 4ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. 5Mai infatti abbiamo pronunziato parole di adulazione, come sapete, né avuto pensieri di cupidigia: Dio ne è testimone. 6E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. 7Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. 8Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
9Voi ricordate infatti, fratelli, la nostra fatica e il nostro travaglio: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno vi abbiamo annunziato il vangelo di Dio. 10Voi siete testimoni, e Dio stesso è testimone, come è stato santo, giusto, irreprensibile il nostro comportamento verso di voi credenti; 11e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, 12incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.
13Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l'avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete.

Commento:
non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio : una delle tentazioni che affligge chi annunzia la Parola di Dio è annacquarla quando il messaggio è troppo forte e si ha paura di urtare la sensibilità degli ascoltatori e quasi si vorrebbe, così facendo, trarre consenso e compiacimento da quello che si propone; altro rischio è invece compiacersi di svolgere il ruolo di annunciatore della Parola di Dio e facilmente si può cadere nell'atteggiamento del fariseo che pregava al tempio e diceva: “...ti ringrazio o Dio che non sono come questi altri..” (Lc 18,9-14)
la chiamata al regno di Dio e la partecipazione alla Sua piena manifestazione richiede una dignità della persona che scaturisce da una adesione: consapevole ed esplicita, se si ha avuto, in vita, la fortuna che qualcuno, ci abbia parlato di Gesù, che lo Spirito ci abbia messo dentro la curiosità di conoscerLo e di accettarne liberamente il messaggio, oppure inconsapevole ed implicita scaturita da una libera esecuzione della legge morale avvertita dall'uomo in se stesso.
La Parola di Dio accettata ed accolta dall'uomo, non necessariamente integralmente e preventivamente compresa, ha in se una forza che genera crescita nel rapporto, quasi come se avesse un agire autonomo come il pizzico di lievito nell'enorme massa di impasto o il seme operante nella buona terra anche quando il contadino dorme.
[12/06/2010 7.38.43] pino1.sa: Cap.2 versetti 1-13) Commento/riflessione di Pino Vangone

sabato 12 giugno 2010

SCRICCIOLO



Piccolo cucciolo rinchiuso nello scrigno dorato,
dove solo la tua mamma ti culla,
ti piace ascoltare la sua voce
ti piace sentire le sue carezze,
sei un esserino minuscolo,
grande quanto un seme di grano.
Solo lei può nutrirti per farti diventare forte,
Passeranno molti mesi e ci chiediamo,
a chi assomiglierà? alla mamma o al papà?,
Tu rimani li tranquillo perchè sai che sei protetto,
ma presto lo scrigno si aprirà,
e guardando il tuo visino potremmo dire se,
assomigli a mamma o papà.
MIMMA

LO SCRITTA A TE FEDERICA CHE CI STAI REGALANDO LA COSA + BELLA E PREZIOSA,GRAZIE A TE E MANU STIAMO RICOMINCIANDO A VIVERE.GRAZIE TVB

martedì 1 giugno 2010

FREMITI


Fremiti,
come petali di rose canine sul mio corpo
leggere carezze di ali di farfalle
sussurri silenziosi.
Tracce di un amore vissuto sulla pelle,
lacerata dal tempo,
che ormai non c'è più.
LIEVE