domenica 31 ottobre 2010

1° novembre per ricordare i nostri cari defunti


1° novembre per ricordare i nostri cari defunti
Buona notte mamma
Ciao mamma
che fai,ancora dormi?
Dai, non scherzare apri gli occhi.
Tu mi prendi sempre in giro. Vero?
E'impossibile che a quest'ora dormi ancora.
Di solito come me ti alzi presro,
alle quattro del mattino vedi sorgere il sole.
MMMMMMMMM! Non mi piace quel sorriso che
fai per dispetto per prendermi in giro.
Oggi è domenica, abitualmenta vai a messa
Com'è che non hai voglia?
Dai, mamma, lo scherzo è finito non mi piace più.
Ora capisco perchè, quando giovedì sono venuta a trovarti,
ti baciai le guance tenere come la pesca,
mi hai sussurrato:
Scricciolo sono stanca vorrei riposare.
Ti risposi;mamma c'è tempo per riposare.
Una lacrima luccicava sul tuo viso.
Oh mamma... Non avevo capito.
Che stupida sono stata!!!
Non ho inteso il Tuo addio.
O dolcezza, dormi pure: riposa,
sogna grandi preti fioriti, verrò a trovarti.
Ciao Mamma, mia dolcezza.
Buona notte a te.
MIMMA

sabato 30 ottobre 2010

BUONA DOMENICA SIATE SERENI


Pino1.sa: dalla seconda lettera di San Paolo ai Tessalonicesi (capitolo 3)
1Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi 2e veniamo liberati dagli uomini perversi e malvagi. Non di tutti infatti è la fede. 3Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno.
4E riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore, che quanto vi ordiniamo già lo facciate e continuiate a farlo. 5Il Signore diriga i vostri cuori nell'amore di Dio e nella pazienza di Cristo.
6Vi ordiniamo pertanto, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, di tenervi lontani da ogni fratello che si comporta in maniera indisciplinata e non secondo la tradizione che ha ricevuto da noi. 7Sapete infatti come dovete imitarci: poiché noi non abbiamo vissuto oziosamente fra voi, 8né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi. 9Non che non ne avessimo diritto, ma per darvi noi stessi come esempio da imitare. 10E infatti quando eravamo presso di voi, vi demmo questa regola: chi non vuol lavorare neppure mangi. 11Sentiamo infatti che alcuni fra di voi vivono disordinatamente, senza far nulla e in continua agitazione. 12A questi tali ordiniamo, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, di mangiare il proprio pane lavorando in pace. 13Voi, fratelli, non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene. 14Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; 15non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello.
16Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi.
17Questo saluto è di mia mano, di Paolo; ciò serve come segno di autenticazione per ogni lettera; io scrivo così. 18La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.
Commento di Pino Vangone:
pregate per noi perché la parola del Signore si diffonda: l'importanza dell'annuncio della “Sua Parola” è primario rispetto a tutte le altre cose, perché senza qualcuno che ti parla di Gesù, delle cose che ha fatto e che ha detto, nemmeno lo Spirito può introdurre nella persona la curiosità di conoscerLo e di porLo come oggetto di amore. Quindi scoprire il tesoro nascosto nel campo (Matteo 13, 44) o quell'unica perla preziosa (Matteo 13, 45), che ti presenta l'opportunità di nascere a nuova vita, parte sempre dall'annunzio e quindi dalla diffusione della “Sua Parola”.
Non di tutti infatti è la fede: la corrispondenza a tale invito e proposta è il primo passo per la nascita della fede, che non è mai automatica ma attende l'esplicita risposta affermativa, anche se fatto il primo passo la fede stessa presenta dei momenti di crescita autonoma come la piantina che cresce anche quando il contadino va a dormire (Marco 4,26-29) o quando il pizzico di lievito introdotto con il nostro si fa crescere la massa (Matteo 13,33), insomma si ritorna all'assunto di Sant'Agostino “Dio che ha creato l'uomo senza l'uomo non lo salverà senza l'uomo”. Quindi resta necessario l'annunzio della Parola ma resta indispensabile il nostro Si!.
non lasciatevi scoraggiare nel fare il bene: la mancanza di riscontro immediato e favorevole ad una azione di bene potrebbe a lungo andare scoraggiare il cristiano ad operare il bene, ma questa è solo una tentazione che subisce il cristiano, infatti la natura, non sempre favorevole all'affermazione del regno, richiede e vorrebbe un riscontro immediato e plaudente all'azione positiva, quasi una ricompensa immediata, non abituata, invece, al silenzio ed al nascondimento suggerito dallo stile della vita nuova quando si fa il bene.

LA NOTTE DI ALLOWEEND


I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno (31 Ottobre) Samhain, Signore della Morte, Principe delle Tenebre, chiamasse a sè tutti gli SPIRITI DEI MORTI e temevano che in tale giorno tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese, permettendo al mondo degli spiriti di unirsi al mondo dei viventi. I Celti infatti credevano che i morti resiedessero in una landa di eterna giovinezza e felictà chiamata Tir nan Oge e ritenevano che a volte i morti potessero soggiornare assieme al Popolo delle Fate nelle collinette di cui il territorio scozzese ed irlandese è contornato.



Una leggenda riferisce che tutte le persone morte l'anno precedente tornassero sulla terra la notte del 31 ottobre, in cerca di nuovi corpi da possedere per l'anno prossimo venturo, Così nei villaggi veniva spento ogni focolare per evitare che gli spiriti maligni venissero a soggiornavi. Questo rito consisteva nello spegnere il Fuoco Sacro sull'altare e riaccendere il Nuovo Fuoco (che simboleggava l'arrivo del Nuovo Anno) il mattino seguente. I Druidi si incontravano sulla cima di una collina in un'oscura foresta di querce (albero considerato scaro) per accendere il Nuovo Fuoco e offrire sacrifici di sementi e animali. Danzando e cantando intorno al focolare fino al mattino, si sanciva il passaggio tra la stagione solare e la stagione delle tenebre. Quando il mattino giungeva, i Druidi portavano le ceneri ardenti del fuoco presso ogni famiglia che provvedeva a riaccendere il focolare domestico. Spegnere il fuoco simboleggiava che la metà oscura dell'anno (quindi la morte) stava sopraggiungendo mentre l'atto di riaccenderlo era simbolo di speranza e di ritorno alla vita, dando così a questo rito la rappresentazione ciclica del tempo.

venerdì 29 ottobre 2010

PICCOLO ANGELO



Vola piccolo Angelo,
vola lassù verso quella luce che
ti illuminerà per l'eternità.
Vai Angelo, ora sorridi
lassù non soffrirai più,
l'orco cattivo non ti toccherà,
lui da te mai più verrà.
Dove andrai sarai felice,
anche se mancherai a mamma e papà.
Non sentirai dolori ne sofferenze,
non sentirai quelle mani viscide
sul tuo corpo.
Tu sarai pura come un giglio.
Cosi ti ricorderanno.
Vola piccolo Angelo.
MIMMA
Dedicato a Sarah Scazzi

giovedì 28 ottobre 2010

BUIO



Ti prego non lasciarmi al buio,
il non vederti mi spaventa,
accendi una candela per scorgere la tua ombra silenziosa.
Vorrei aprire la finestra del mio cuore ma mi spaventa il pensiero di non scorgere il sole.
quel sole che fino a pochi giorni fa ci riscaldava.
Forse restare al buio è meglio cosi non vedo il tuo viso duro e spietato,
quel viso tanto amato,
quel viso che tante volte ho accarezzato,
quel viso che mai come ora ho odiato.
Si meglio il buio
cosi non vedo le mie lacrime scendere lungo il viso.
ti ho amato e ti amo amore mio.

QUANDO

Quando mi senti lontano sono li,
quando mi vedi assorto, sto pensando a te,
quando vedi che mi allontano vado alla ricerca di un fiore.
Quando odi i miei silenzi sto cercando parole più dolci di “amore”,
quando le mie labbra sono tese sto per dirti t’amo,
quando i miei occhi ti fissano , vedono un angelo.
Quando le mie mani ti sfiorano tutto il mio corpo brucia,
quando i miei pugni si stringono ti tengo stretta per non lasciarti andare .
Quando tu mi sorridi e in silenzio spegni la luce…….

ALFRED

mercoledì 27 ottobre 2010

buongiorno oggi vi voglio deliziare ( x cosi dire) di notizie politiche

Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po' come è andata a finire ! :

Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498).

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera :

Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.
Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata.
Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno.

PAPERONZOLO


Favola dei Fratelli Grimm.
Raperonzolo
Frat. grimm
C'erano una volta un uomo e una donna, che già da molto tempo desideravano invano un figlio; finalmente la donna poté sperare che il buon Dio esaudisse il suo desiderio.
Sul di dietro della casa c'era una finestrina, da cui si poteva guardare in un bellissimo giardino, pieno di splendidi fiori ed erbaggi; ma era cinto da un alto muro e nessuno osava entrarvi, perché apparteneva ad una maga potentissima e temuta da tutti.
Un giorno la donna stava alla finestra e guardava il giardino; e vide un'aiuola dov'erano coltivati i più bei raperonzoli; e apparivano cosi freschi e verdi, che le fecero gola e le venne una gran voglia di mangiarne. La voglia cresceva ogni giorno; ma ella sapeva di non poterla soddisfare e dimagrì paurosamente e divenne pallida e smunta.
Allora il marito si spaventò e chiese: - Che hai, cara moglie?
- Ah, - ella rispose, - se non riesco a mangiare di quei raperonzoli che son nel giardino dietro casa nostra, morirò .
Il marito, che l'amava, pensò: " Prima di lasciar morire tua moglie, valle a prendere quei raperonzoli, costi quel che costi ". Perciò al crepuscolo scavalcò il muro, entrò nel giardino della maga, colse in tutta fretta una manciata di raperonzoli e li portò a sua moglie. Fila si fece subito un'insalata e la mangiò avidamente. Ma le era piaciuta tanto e tanto, che il giorno dopo la sua voglia era triplicata.
Perché si quietasse, l'uomo dovette andare un'altra volta nel giardino. Perciò al crepuscolo scavalcò di nuovo il muro, ma quando mise piede a terra si spaventò terribilmente, perché vide la maga davanti a sé.
- Come puoi osare, - ella disse facendo gli occhiacci, - di scendere nel mio giardino e di rubarmi i raperonzoli come un ladro? Me la pagherai!
- Ah, - egli rispose, -siate pietosa! A questo fui spinto da estrema necessità: mia moglie ha visto i vostri raperonzoli dalla finestra e ne ha tanta voglia che morirebbe se non potesse mangiarne .
La collera della maga svanì ed ella disse: - Se le cose stanno come dici, ti permetterò di portar via tutti i raperonzoli che vuoi, ma ad una condizione; devi darmi il bambino che tua moglie metterà al mondo. Sarà trattato bene e io sarò a lui come una madre .
Impaurito, l'uomo accettò e quando la moglie partorì, apparve subito la maga, chiamò la bimba Raperonzolo e se la portò via.

Raperonzolo diventò la più bella bambina del mondo. Quando ebbe dodici anni, la maga la rinchiuse in una torre che sorgeva nel bosco e non aveva né scala né porta, ma solo una minuscola finestrina in alto in alto. Quando la maga voleva entrare, si metteva finestra e gridava:

- Raperonzolo, t'affaccia, lascia pender la tua treccia!- Raperonzolo aveva capelli lunghi e bellissimi, sottili come oro filato. Quando udiva la voce della maga, si slegava le trecce, le annodava a un cardine della finestra, ed esse ricadevano per una lunghezza di venti braccia, e la maga ci si arrampicava.
Dopo qualche anno, avvenne che il figlio del re, cavalcando per il bosco, passò vicino alla torre.
Udì un canto cosi soave, che si fermò ad ascoltarlo: era Raperonzolo, che nella solitudine passava il tempo facendo dolcemente risonar la sua voce. Il principe voleva salire da lei e cercò una porta, ma non ne trovò. Tornò a casa, ma quel canto tanto lo aveva tanto commosso che ogni giorno andava ad ascoltarlo nel bosco. Una volta, mentre se ne stava dietro un albero, vide avvicinarsi la maga e l'udì gridare:

- Raperonzolo, t'affaccia, lascia pender la tua treccia!- Raperonzolo lasciò pender le trecce e la maga salì da lei. "Se questa è la scala per cui si sale, tenterò anch'io la mia fortuna" pensò il principe.
Il giorno dopo, sull'imbrunire, andò alla torre e gridò:

- Raperonzolo, t'affaccia, lascia pender la tua treccia!- Subito dall'alto si snodarono i capelli e il principe salì. Dapprima Raperonzolo ebbe una gran paura quand'egli entrò, perché i suoi occhi non avevan mai visto un uomo; ma il principe cominciò a parlarle con grande dolcezza e le narrò che il suo cuore era stato così turbato dal canto di lei da non lasciargli più pace: e aveva dovuto vederla.
Allora Raperonzolo non ebbe più paura e quando egli le chiese se lo voleva per marito ed ella vide che era giovane e bello, pensò: " Mi amerà più della vecchia signora Gothel ", disse di sì e mise la mano in quella di lui; e gli disse:
- Verrei ben volentieri, ma non so come fare a scendere. Quando vieni, portami una matassa di seta: la intreccerò e ne farò una scala; e quando è pronta, scendo, e tu mi prendi sul tuo cavallo .
Combinarono che fino a quel momento egli sarebbe venuto tutte le sere; perché di giorno veniva la vecchia.
La maga non si accorse di nulla, finché una volta Raperonzolo prese a dirle:
- Ditemi, signora Gothel, come mai siete tanto più pesante da tirar su del giovane principe? quello è da me in un momento.
- Ah, bimba sciagurata! -gridò la maga, - cosa mi tocca sentire! pensavo di averti separata da tutto il mondo e invece tu mi hai ingannata!
Furibonda, afferrò i bei capelli di Raperonzolo, li avvolse due o tre volte intorno alla mano sinistra, afferrò con la destra un paio di forbici e, tric trac, eccoli tagliati e le belle trecce giacevano a terra. E fu cosi spietata da portare la povera Raperonzolo in un deserto, ove dovette vivere in gran pianto e miseria.
Il giorno in cui aveva scacciato Raperonzolo dalla torre, assicurò le trecce recise al cardine della finestra e quando arrivò il principe e gridò:

- Raperonzolo, t'affaccia, lascia pender la tua treccia!- Il principe sali, ma, invece della sua diletta, trovò la maga, che lo guardava con due occhiacci velenosi.
- Ah, - esclamò beffarda, - sei venuto a prendere la tua bella! Ma il bell'uccellino non è più nel nido e non canta più; il gatto l'ha preso e a te caverà gli occhi. Per te Raperonzolo è perduta, non la vedrai mai più.
Il principe andò fuori di sé per il dolore, e disperato saltò giù dalla torre: ebbe salva la vita, ma le spine fra cui cadde gli trafissero gli occhi.
Errò, cieco, per le foreste; non mangiava che radici e bacche e non faceva che piangere e lamentarsi per la perdita della sua diletta sposa.
Cosi per alcuni anni andò vagando miseramente; alla fine capitò nel deserto in cui Raperonzolo viveva fra gli stenti, coi due gemelli che aveva partorito, un maschio e una femmina.
Udì una voce, e gli sembrò ben nota: si lasciò guidare da essa, e quando si avvicinò, riconobbe Raperonzolo che gli saltò al collo e pianse. Ma due di quelle lacrime gli inumidirono gli occhi; essi allora si schiarirono di nuovo, ed egli poté vederci come prima.
La condusse nel suo regno, dove fu riabbracciato con gioia; e vissero ancora a lungo felici e contenti.

Fiabe e favole per ragazzi fratelli Grimm

pei i bambini 1 piccola filastrocca


Filastrocca impertinente, chi sta zitto non dice niente; chi sta fermo non cammina; chi va lontano non s'avvicina; chi si siede non sta ritto; chi va storto non va dritto; e chi non parte, in verità, in nessun posto arriverà

Gianni Rodari - Filastrocca impertinente

domenica 24 ottobre 2010

salve amici, dopo uh lungo silenzio sono ritornata per deliziarvi di cose nuove, belle e allegre.spero di nn annoiarvi, nn c'è niente di più bello che iniziare con un pensiero del nostro caro pino che con le sue parole ci dà gioia e serenità.

pensiero di pino


pino1.sa: seconda lettera di S.Paolo apostolo ai Tessalonicesi (capitolo2, versetti 5-17) 5Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? 6E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. 7Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. 8Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, 9la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, 10e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. 11E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna 12e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità.
13Noi però dobbiamo rendere sempre grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità, 14chiamandovi a questo con il nostro vangelo, per il possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
15Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. 16E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, 17conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.

Commento di Pino Vangone:

dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione: Paolo evidenzia che la manifestazione della seconda venuta di Gesù viene preceduta da un periodo di raffreddamento della fede che vede l'affermazione dell'oppositore, con una attrazione e seduzione tale da indurre gli incerti a decidersi per la scelta definitiva contraria alla salvezza, ma tale manifestazione, come il fuoco di paglia, è tanto sfavillante quanto effimera ed inutile per l'istantaneo tramutarsi in cenere con il ritorno definitivo di Gesù.
fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, attraverso l'opera santificatrice dello Spirito e la fede nella verità: L'Amore di Dio ha voluto che i cristiani, che accolgono l'azione trasformatrice dello Spirito, con la loro fiducia sempre più grande per la persona di Gesù ed il loro amore scambievole, sul tipo di quello che Dio ha per Gesù, costituissero un anticipo della realtà nuova promessa all'uomo e che definitivamente si realizzerà dopo il ritorno di Gesù .
la buona Speranza: è il desiderio che l'incontro con la persona di Gesù, che già ci ha fatto nascere a nuova vita, possa completarsi al più presto, all'epoca della sua seconda venuta, con la risurrezione dei corpi e con la piena instaurazione del regno dell' “Amore”